Categoria: Del viaggio

Riassunto di un weekend fresco.

Cosa c’è di bello nell’andare in moto a passo d’uomo su una lastra di ghiaccio, nel litigare con i guanti talmente rigidi che non pieghi le dita, la visiera da cui non vedi fuori?
Nell’arrivare in un posto dove c’è un metro di neve, scavare una buca per montare la tenda sotto un vento che ti porta via, con dieci gradi sottozero?

11009219_513777678760121_2305950571018472055_n[1]Boh non lo saprei spiegare, però poi arrivi a sera, ti imbusti nel sacco a pelo, caldo, perfino comodo, perché se sei organizzato ti sistemi bene, epensi che ci sei riuscito, ne hai combinata un’altra per cui ti daranno del fesso.

Ma tu sei lì, e chi ti da del fesso non ci ha nemmeno provato, non sa com’è, e non lo saprà mai.

Bricolage.

Capita di avere una mezz’ora che non si sa come impegnare,
Capita di volere fissare il bagaglio sulla sella invece che sul portapacchi,
Capita di avere voglia di pasticciare un po’ sulla moto,

Qui c’è un’idea:

 

“una volta ci passavano le automobili!”

Sabato mi è capitato di ripassare dalle parti del rifugio S.Maria del Giogo e, con una lacrimuccia mi è venuto in mente l’inizio di una brillante carriera da fuoristradista incapace e scriteriato.

Correva l’anno… penso il 2009, insomma, qualche anno fa, non mi ricordo di preciso, ma avevo appena comprato il primo Kappone. praticamente alla cieca, senza averne mai provato uno, provenendo da un GSX-R750… insomma una scelta ponderata, ragionata e motivata. E che mi esaltava un casino.

Insomma, in una tetra giornata di febbraio, sono in ufficio che mi riguardo le foto della mia meravigliosa moto nuova di terza mano, con le gomme TASSELLATE (in realtà una coppia di marcissime scorpion praticamente finite) e decido “in pausa pranzo vado a fare FUORISTRADA!”. Dove andare? Nelle strade di campagna qui intorno, in mezzo ai vigneti, ci ho già girellato un po’, autoconvincendomi che il fuoristrada è fichissimo e io sono destinato ad un esaltante futuro nel mondo dell’offroad, ma alla fine sono tutte strade che conosco, le ho già girate a piedi e in MTB, una moto del genere urla “portami ad esplorare l’ignoto”.
Abbandono istantaneamente l’idea di arrivare almeno in Toscana (il tempo della pausa pranzo non me lo permetterebbe) e mi chiedo se sia possibile andare dalla Val Camonica alla Val Trompia scavalcando le montagne sopra al lago d’Iseo.

IMG-20140914-WA0011[1]E’ febbraio, fa un freddo maiale, pioviggina, secondo il mio personalissimo punto di vista, il fatto stesso di essere in moto, è un motivo valido e sufficiente per andare in moto, quindi non me ne importa nulla. “A naso” prendo la strada che sale verso S.Maria del Giogo, penso possa essere quella con più probabilità di trovare qualcosa, il panorama è sempre uno spettacolo, il fatto che la strada sia stretta, sporca e umida mi convince sempre di più che col Kappone mi divertirò più che col GSX-R (su un altro tipo di strada avrei pensato esattamente il contrario ma fa niente, l’importante è avere poche idee ma confuse)

Arrivo nei pressi del rifugio, la strada sembra essere a fondo chiuso, gironzolo un po’ per il piazzale finchè incrontro un simpatico villico, munito di cane al guinzaglio, stivale di gomma verde d’ordinanza e una vistosa ingessatura al braccio.
“mi scusi buonuomo, è forse al corrente dell’esistenza di una qualsiavoglia forma di collegamento stradale tra la valle Camonica e la valle Trompia?”

IMG_20140914_191926“Casso se! ghè la htrada ecia che la va dho a Gombio, l’è mia ‘hfaltada ma l’è bèla!”
(accidempoli se esiste, è l’antico collegamento stradale che porta a Gombio, non è dotata di manto d’usura ma è bella)

“uhm… cosa intende dire con -bella-? Trattasi di strada o sentiero?”

“ma no, casso, ‘na olta i ga pahaa i machine! l’è ‘na htrada! L’è le ndo che fineh ol piahal”
(ma no, perdinci, un tempo ci transitavano automobili, è li dove finisce il piazzale)

“Scusi dove?”

“Lè, lè, va dèt ‘n del bohcài, dopo la deènta bèla”
(Lì, lì, inoltrati nella macchia, più avanti diventa bella)

La situazione un po’ mi lascia perplesso, “la macchia” a cui si riferisce il villico è quella della foto sopra, ovvero un muro compatto di piante con solo un accenno di sentiero. Presumo comunque che tra cane, galosce in gomma, e braccio rotto, se volesse abusare di me non riuscirebbe a raggiungermi, e decido di fidarmi della frase “una volta ci passavano le automobili” e mi inoltro nella macchia…

IMG_20140914_184159La storia delle automobili inizia a lasciarmi perplesso, mi chiedo se una volta avessero automobili più strette di quelle che girano adesso, e non mi riferisco ai SUV, ma anche alle panda o al subaru Libero E12, ovvero il veicolo più sproporzionato della storia dell’automotive, visto che “la strada bella” è questa cosa qui… che è larga, dove è tanto larga, circa un metro e mezzo ma in alcuni punti riesco ad appoggiare i piedi ai lati del sentiero.

Il mio bagaglio di guida fuoristrada si limita a qualche passeggiata in mezzo ai campi, su strade larghe come una trebbiatrice, con fondo asciutto e ben tenuto, inizio a sudare sotto al giaccone invernale superimbottito, un po’ perchè vado a passo d’uomo zampettando, un po’ perchè me la sto facendo sotto. Le “gomme tassellate”, che di tassello non hanno più nemmeno il ricordom ad ogni pietra bagnata scartano, oggi mi rendo conto che non stava succedendo NULLA, all’epoca mi sembravano paurose sbandate destinate a farmi precipitare giù per la scarpata che si apre minacciosa a lato sentiero.

Sudo, sbuffo, bestemmio, penso che mi incatramerò in terra e mi ritroveranno a primavera. O che, se non dovessi farmi nulla, dovrò chiamare il soccorso alpino per farmi recuperare la moto a valle. Penso di girare il Kappone e tornare indietro, ma non saprei da che parte iniziare, non resta che continuare, praticamente sempre zampettando.

Quando arrivo a questo punto, sono assolutamente certo che cadrò rovinosamente, mi spaccherò io, si spaccherà la moto, non potrò chiamare i soccorsi, sto per abbandonarla sul cavalletto e tornare a piedi con la speranza di incontrare qualche endurista di provata esperienza (è risaputo che durante la settimana, in pausa pranzo, in febbraio PULLULA di enduristi) che mi tolga da questa mostruosità trialistica.

.IMG_20140914_184055Sto riflettendo per trovare una soluzione che mi salvi da morte certa e/o perdita della moto quando chi ti arriva?

IL VILLICO CON GLI STIVALI…

Mi guarda… ride… e mi fa: “CASSO, harà mia la prima òlta che ta fet MOTOCROSS?”
(opperbacco, non sarà la prima volta che ti dedichi al motocross?)

“ehm… argh… coff coff… Villico… ENCÜLET!”

Mi sorpassa e se ne va a piedi, ridendo…

Alla fine ne sono uscito, ho fatto circa 3Km in TRENTA minuti abbondanti, sono sceso a Gombio e li cosa mi trovo? La strada chiusa da una sbarra…
L’epilogo ha visto un aspirante fuoristradista girare come un cretino per le case della zona, suonando campanelli e cercando il proprietario della sbarra, fermamente deciso a NON tornare indietro.

 

E’ stato l’inizio della fine…

 

 

Il rasoio di Occam e l’arte della manutenzione della motocicletta.

Rasoio di Occam (Novacula Occami in lingua latina) è il nome con cui viene contraddistinto un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal frate Francescano William of Ockham.

Tale principio, ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno, nella sua forma più immediata suggerisce l’inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti.” (cit. Wikipedia)

Riassumibile con “l’ipotesi più semplice, in genere è la più probabile”

4cyl.engine.exploded[1]Un po’ di anni fa giravo felice col mio Benelli d’epoca, non che fosse una scelta di stile, controtendenza, hipster o chissà che, quella mi ero potuto permettere, e con quella giravo.
Ovviamente, come ogni moto d’epoca che si rispetti, qualche problema l’aveva; in verità pochissimi e per lo più roba da nulla, ma c’erano, quindi su quella ho iniziato a mettere le mani.

 

Un bel giorno, parto da casa, faccio circa 2 Km, arrivo a uno stop e PLAF la moto ammutolisce, io non so per quale strano motivo mi convinco ASSOLUTAMENTE che sia un problema elettrico:
metto la moto sul cavalletto
smonto il fianchetto-controllo i fusibili-i fusibili sono a posto-smonto il coperchio dell’accensione-controllo che non sia saltata una saldatura dei fili dei condensatori-i condensatori sono a posto-smonto una candela esterna-fa scintilla-decido di controllare anche quelle interne (il benelli è un 4 in linea)

Smonto il serbatoio
….
Il serbatoio è vuoto, secco, deserto… se ci urlo dentro sento l’eco.

Mesto, prendo il mio serbatoio, ormai è smontato, e arrivo al distributore vicino a piedi. Il benzinaio mi guarda e con aria serafica domanda “e il resto della moto?”
Indico col dito l’incrocio poco lontano, dove si intravede il Benelli a pezzi, con coperchi ed utensili sparsi intorno. A questo punto, per un attimo ho pensato “adesso muore”, quando il benzinaio è diventato blu per il troppo ridere.

Qualcuno si chiederà “e hai anche il coraggio di raccontarlo?” ebbene si perchè da allora ho iniziato a notare che il problema è più diffuso di quanto si possa pensare. Hai un problema, decidi di chiedere su un forum, e in genere le PRIME risposte che arrivano sono di stampo catastrofico.

Altri esempio simpatici?
“Mi slitta la frizione”
-cambia i dischi
-cambia le molle
-controlla il piatto spingidisco
-è un problema di olio

Alla fine era il filo incastrato, ma nel frattempo hai speso trecento euro di ricambi

“ho il pedale del freno che ha iniziato ad andare a fondo”
consigliati nell’ordine:
-kit revisione pompa
-cambio olio con uno di gradazione più alta
-ABBASSARE GLI SCARICHI
-controllare che il tubo non si gonfi.

Iniziare a fare uno spurgo e mettere olio nuovo, visto che non lo cambi dal pleistocene?

“Non mi parte più la moto”
-relais accensione
-pompa benzina
-fusibile accensione
-candela 

No, hai la batteria scarica

 

mechanic[1]

Lasciamo stare poi consigli potenzialmente dannosi, tipo cambiare il liquido dei freni DOT4 con un DOT5 “resiste a temperature più alte”, tralasciando il fatto che il 4 e il 5 hanno basi diverse, le guarnizioni non sono compatibili, si danneggiano, e bisognerebbe al massimo sostituirlo con un 5.1 che però va cambiato molto più spesso.

Fatico un po’ a capire questo fenomeno, è una malcelata forma di esibizionismo che porta a fare l’ipotesi più complessa in assoluto per dimostrare che “se ne sa tanta”, oppure è una forma di pessimismo cosmico globale totale che porta a pensare che una lampadina bruciata sia il preludio ad un totale, brutale e catastrofico collasso dell’intero impianto elettrico?

Noi motociclisti veri… e soprattutto svegli.

image

Prendere pioggia fa parte del gioco dell’andare in moto.
Può perfino avere un che di romantico.
Quando è una roba tipo il diluvio biblico di oggi può perfino diventare epico.

Un gioco di equilibrio e gas, scrosci violenti, quattro dita di acqua sull’asfalto.
Le auto che incroci sollevano onde che ti sferzano, e tu in jeans, scarpe da ginnastica e giubbotto traforato estivo, ti senti un figo che sfida gli elementi.

Ti senti  un eroe.

Poi smette, e ti ricordi che nella borsa laterale avevi la tuta antiacqua.

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E ti senti un coglione.
Vado a finire di stendere i vestiti.

Nuovo progetto, mi serve il vostro aiuto.

strada-di-campagna-20121113-1Purtroppo il preventivato viaggio in Georgia e Armenia è tornato nel cassetto dal quale era uscito, se voglio sperare di ri-laurearmi entro ottobre ho poco da cazzeggiare quest’estate.
E purtroppo il raduno in pista da cross è defunto per mancanza di interesse, quando ho lanciato l’idea ho ricevuto una marea di “bello”, “mi piace”, “ci sono”, “facciamolo”; quando ho aperto le pre-iscrizioni (nemmeno impegnative eh? 🙂 ) ci sono stati ben SETTE iscritti… visto che ne servivano almeno sei volte tanti, il progetto torna anche lui nel cassetto, non disperate, forse ci si riproverà.

Resta davanti una estate da riempire, senza spendere un cifrone e senza andare chissà dove; quindi perchè non rimanere in Italia, dedicandosi a un progetto che molti hanno iniziato ma, a quanto mi risulta, non è ancora stato completato?

“POLENTA&CANNOLI tour”

 

STRADA APPENNINILedisengentlemen, medamsemessieur, una traversata d’Italia in off a portata di bicilindrico?
Senza divieti, senza mulattiere, senza dover smontare la moto pezzo per pezzo per farla transitare sugli impraticabili, secondo me è possibile.

Il problema è che costruire un itinerario del genere a tavolino è utopistico, divieti, strade mappate strane, strade asfaltate da un giorno con l’altro o chiuse con sbarra, ci vuole qualcuno che conosca bene la zona in cui si gira, quindi perchè non farsi aiutare dai locals?

Io so solo che conto di partire da Brescia e arrivare in Sicilia, passando per dove non ne ho ancora idea, chiedo quindi a chiunque ne abbia voglia di mandarmi un pezzo di itinerario, accompagnarmi per un pezzo, anche solo per “ti faccio attraversare il mio comune” o “conosco dieci Km di strade di campagna dietro a casa mia”.

 

STRADASUDNON MI INTERESSANO gli itinerari “segreti”, quelli che fanno solo i locali perchè se no il contadino si incazza.
MI INTERESSANO le strade sterrate, i viottoli di campagna, le interpoderali, tutte quelle da cui si può transitare senza problemi, non è importante che abbiano un interesse fuoristradistico o paesaggistico, attraversare la pianura Padana aspettandosi paesaggi mozzafiato è piuttosto difficile (anche se da qualche parte ci sono).

L’importante è toccare meno asfalto possibile, in assoluto.

Se ben pubblicizzata potrebbe anche essere una bella dimostrazione che è possibile fare fuoristrada in pieno rispetto dei posti che i attraversano, senza litigare con i proprietari, gli ambientalisti, gli escursionisti e i ciclisti.

Chi mi da una mano? 😀

Il CowBoy raduno prende forma!

07 giugno
Pronti per girare in fettucciato con le vaccone?
Questa non è ancora una iscrizione impegnativa, serve solo per avere un numero realistico dei possibili partecipanti.
La location esatta non è ancora stata stabilita, sarà comunque nelle immediate vicinanze di Brescia.
Nemmeno il costo è ancora stato stabilito, dipende dagli iscritti! Prometto comunque che, al momento dell’apertura ufficiale delle iscrizioni, sarete i primi a saperlo.

E sarete i primi a sapere anche i dettagli delle sorprese che stiamo covando!city-trailer-truck-for-motocross

Cosa prevede il programma:
– Giri in pista da cross e/o fettucciato
– Possibilità di frequentare un mini-corso base di offroad, dedicato a chi non ha mai messo le ruote fuori dall’asfalto e vuole provare con un istrutture SERIO (tranquilli, non sono io)
– Premi a sorteggio
– Stand
– Panini&Salamina&birra

 

Periodicamente vedrò di aggiornare la lista dei partecipanti qui sotto (no, non lo so fare in automatico). Ovviamente le vostre mail NON verranno divulgate e non riceverete pubblicità di nessun genere, tranne le comunicazioni strettamente attinenti al raduno.
Se qualcuno non volesse comparire nella lista (metti che vuol venire all’insaputa della moglie? Chi sono io per impedirglielo?) è pregato semplicemente di scriverlo nell’ultimo campo, e verrà accontentato

E perchè non girare in pista?

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Che dite, e se organizzassimo una giornata in pista da cross solo per moto oversize?

C’è la possibilità, se siamo abbastanza, di riservare per mezza giornata (o forse anche per tutta) il pistone di cui sopra, qui vicino a Brescia.
Giri in pista senza motorette resin’ (non per razzismo, hanno un passo troppo diverso e alla fine ci si divertirebbe meno tutti), chiacchiere, casino e magari una grigliatina… Perchè no?
Ho già postato la stessa cosa su facebook ma non tutti lo seguono o ricevono le notifiche dalla pagina, quindi propongo la cosa anche qui, e chi è interessato è pregato di lasciare una traccia nei commenti. Gli aggiornamenti verranno pubblicati sia qui che su FB.

Fatevi sotto!

Andare in moto in inverno è pericoloso!

Volevo scrivere qualcosa di estremamente profnodo e serio sulle motivazioni, ma mi sono reso conto che è impossibile, ognuno con la moto ci fa quello che meglio crede e la discussione “inverno si / inverno no” è quasi peggio di quella “ducati si / ducati no”, però neanche a farlo apposta, pochi minuti fa ho riletto per la N-millesima volta questa affermazione inconfutabile su un gruppo facebook. Causa scatenante della discussione, la solita vignetta che definisce “motociclista part-time” chi non va in moto durante la “brutta” stagione.


Le osservazioni portate a sostegno di questa teoria sono sistematicamente:
strade ghiacciate

nebbia

neve

rischiare di cadere a ogni curva

Oh, come dicono gli inglesi “throttle rotates in two directions”, il gas gira in due direzioni: nebbia, neve, strade ghiacciate, basta adeguare l’andatura…

nessuno considera il fatto che il traffico è un terzo che in estate, che non ci sono in giro i rimbambiti che guidano la domenica e basta, che le velocità in gioco sono più basse. Nella mia più o meno breve carriera motociclistica, ho tirato facciate con conseguenze più o meno gravi diverse volte, casualmente , a parte un paio di cadute sulla neve in mezzo a un campo, sono SEMPRE finito a terra in estate, o per colpa d’altri o perchè ho esagerato io.

 Un’altro punto a vantaggio dell’inverno è che la categoria degli aspiranti piloti va -per ovvi motivi- in letargo, le gomme in mescola non vanno in temperatura, il sale sparso sulle strade rovina le tute di pelle, fa buio presto e il faretto omofocale nella carena in VTR non fa un accidente di luce. Si, è vero, qualche esaltato c’è in giro anche in inverno, quelli che prendono la moto, si sparano 150Km di autostrada per pranzare al ristorante ed ammorbare il prossimo per settimane raccontando dell’epica trasferta enogastronomica, però rispetto ai piloti-wannabe sono relativamente innocui, all’uscita dal ristorante, basta prendere una strada statale invece dell’autostrada per seminarli 😀

sardegna-neve

Quindi, per favore, o accettate che vi si rompa le palle definendovi “motociclisti part-time”, oppure la finite di rompere le palle a noi definendoci “strani / esaltati / fenomeni” 😛

Work in progress…

Lo ammetto, avevo un po’ trascurato il blog.

Tornato dai Pirenei, tra ufficio, università, varie ed eventuali, ho avuto poco tempo per usare la moto e, di conseguenza, nessuno stimolo a scrivere; in compenso ho avuto un sacco di tempo per meditare sul prossimo viaggio che vorrei fare.

Un articolo sull’Armenia mi aveva fatto venire la curiosità di andarci, poi

armeniada cosa nasce cosa, li attaccate ci sono la Georgia e l’Azerbaijan che sono sufficientemente fuori dalle solite rotte da farmi venir voglia di fare una puntata anche lì, quindi via a giocare con Google Maps, Google earth e atlanti stradali e qui iniziano a sorgere i problemi:

il tempo a disposizione è sempre quello che è, la previsione è di 3 settimane e, anche prendendo un traghetto da Ancona per Igoumenitsa, in Grecia, da li fare Istanbul ed arrivare “in zona”, avrei avuto 2400Km di solo trasferimento, più ovviamente i 2400Km di ritorno a fine viaggio, più il traghetto da Ancona. Improponibile.

Inoltre, secondo alcuni siti, il confine Turco-Armeno è chiuso.

Georgia

A questo va sommato il fatto che, qualche mail con il Consolato Italiano in Armenia mi ha messo al corrente del fatto che la frontiera Armeno-Azera è assolutamente inavvicinabile, testualmente il segretario del Consolato mi ha scritto “dove non ci sono truppe di prima linea, ci sono campi minati, dove non ci sono campi minati ci sono cecchini, non provarci nemmeno”, è vero che attualmente è in vigore un cessate il fuoco, ma è altrettanto vero che è un cessate il fuoco solo su carta, ed i simpatici amici si prendono a fucilate con molta più frequenza di quanto si vorrebbe.

Questo mi avrebbe costretto ad una cosa del tipo Turchia-Georgia-Armenia-Georgia-Azerbaijan-Georgia-Turchia per un totale da casa- di oltre novemila Km in tre settimane. 3000Km a settimana sarebbero anche fattibili (sempre ammesso che le strade, là, permettano percorrenze giornaliere simili), ma vorrebbe dire non fermarsi un giorno a vedere qualcosa, e non è il modo di viaggiare che piace a me, quindi, primo sacrificio a malincuore, eliminare l’Azerbaijan. Resterebbero comunque 8000Km abbondanti, troppi in ogni caso.

Continua la raccolta di informazioni ed un amico viaggiatore “di gran livello”, mi comunica che dalla Turchia all’Armenia si transita senza problemi, fidarsi dei siti o fidarsi di lui? Decido di fidarmi di lui, il viaggio inizia ad avere una forma sensata, ma resta il problema del trasferimento fino in Armenia, 900Km di Grecia e 1500Km di Turchia (Che oltretutto ha il carburante SOPRA I DUE EURO al litro 😐 )

Poi ieri sera, parlando con un amico, il lampo… guarda la cartina e candidamente mi fa “ma non c’è un traghetto che attraversa il Mar Nero?”… GENIO!!

Chissà perchè non ho mai preso nemmeno in considerazione l’idea, semplicemente non ci ho pensato. Et voilà, l’itinerario ha preso una forma di massima definitiva.

Da casa a Varna (Bulgaria) sono 1800Km, al massimo 3 giorni, da li, 60 ore di “comodo” traghetto (sarà vero? Quanto saranno comodi i traghetti Bulgari? Boh) mi porteranno a Poti, in Georgia, un bel giro da stabilire nel centro-sud della Georgia (il nord, tanto per cambiare, ha problemi politici che ne sconsigliano parecchio la frequentazione), poi l’Armenia, il rientro in Turchia, con ancora qualche giorno per fare soste senza costringermi ad attraversarla sparato per restare nei tempi stabiliti.

Itinerario1

Si ricomincia a giocare 🙂